Fare l’amministratore di sostegno è un compito impegnativo. Richiede tempo, pazienza, sensibilità, una forte vocazione. Nessuna ricompensa di natura economica però, vale la soddisfazione di vedere il proprio beneficiario felice, soddisfatto della propria vita, nonostante tutti i problemi.
Stiamo parlando di un caso di successo, in cui una buona amministrazione, ha fatto la differenza.
Una ragazza di 30 anni, con una fragilità psichica. Una giovane donna che a causa del suo disturbo, non è in grado di condurre un´esistenza normale. I suoi genitori fanno fatica ad accettare la sua patologia, forse per il timore di aver sbagliato qualcosa. Lei, si sente un peso per la famiglia. Vorrebbe mantenersi da sola, vorrebbe essere indipendente, sposarsi, avere dei figli. La sua ansia, la paralizza. Ma questo, purtroppo, fa parte della sua patologia.
Arriva la segnalazione dei servizi socio-sanitari circa la possibilità di inserirla in una comunità per persone con disagio psichico, dove potrebbe acquisire un po’ di indipendenza. I dubbi, però sono molti. Andare a vivere da soli ha un costo, anche in una struttura protetta. La richiesta dell´assegno di cura è stata respinta e lei percepisce soltanto la pensione di invalidità. Ed è qui che entra in gioco l’amministratore di sostegno.
L´amministratore ci racconta: ”la situazione era ferma da un po´ di anni. Nessuno si decideva, anche se i presupposti c´erano tutti. Lo staff medico, gli operatori socio-sanitari, erano tutti d´accordo che il trasferimento nella struttura fosse la cosa migliore per la mia beneficiaria. Eppure i conti non tornavano. Il timore maggiore, era che la ragazza non riuscisse a mantenersi in piena autonomia e non potesse soddisfare tutti i suoi bisogni. Cosi´, mi sono adoperata affinché la ragazza potesse finalmente ottenere la sicurezza economica necessaria a fare questo passo.”
L´amministratore riesce ad ottenere una seconda valutazione per avere accesso all´assegno di cura. Parla con lo psichiatra, l´infermiera che si occupa di lei in prima persona gli assistenti sociali che la seguono. La domanda viene accolta e finalmente si trasferisce. Inizia per lei una nuova avventura. Da lì a poco, viene inserita in un progetto lavorativo per le categorie protette, che le garantisce un piccolo stipendio.
“Nel giro di poco tempo, ho visto in lei dei cambiamenti significativi: la vedo più serena. Prima, era sempre preoccupata per la sua sopravvivenza, si sentiva in colpa verso tutti, aveva paura di affrontare il mondo. Adesso, mi racconta di essere andata in montagna con un´amica, di aver speso il suo denaro per comprarsi un bel vestito nuovo. Inizia ad acquisire fiducia in se stessa. Ogni volta che mi vede mi ringrazia di cuore per l´aiuto che le ho dato. Per me, questa è la vera soddisfazione. Sono contenta di averle tolto un peso importante come la gestione burocratica ed economica, così che possa dedicarsi soltanto a quello che le piace, a progettare un futuro, nonostante la sua malattia.”